Lo scopo del welfare aziendale è migliorare la qualità della vita dei dipendenti e dunque cercare di riequilibrare il work-life balance. Tra gli elementi che più influiscono sul benessere è il tragitto casa lavoro. Più è il tempo speso per andare e tornare dal proprio luogo di lavoro meno sarà la soddisfazione generale del lavoratore stesso.
Un buon piano di welfare aziendale deve contenere delle misure a sostegno degli spostamenti casa lavoro dei dipendenti. Dato che non sempre si possono ridurre i tempi di trasporto, bisogna che le aziende almeno pensino a ridurre i costi (e la carbon foot print) che i loro dipendenti sostengono. In ogni caso, il welfare aziendale è un asso nella manica delle imprese che, attraverso i fringe benefit e i flexible benefit, possono erogare beni e servizi di natura assistenziale ad un prezzo minore ed esentasse.
Nei prossimi paragrafi vedremo tutte le soluzioni a disposizione di aziende e dipendenti per quanto riguarda il tragitto casa lavoro e la mobilità sostenibile.
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Indice
Tragitto casa lavoro: perché influisce sul benessere dei dipendenti
Secondo gli ultimi dati ISTAT, i pendolari italiani che si spostano ogni giorno per recarsi a lavoro sono all’incirca 20 milioni. La maggior parte usa la macchina privata e sta in auto per circa 80 minuti al giorno. Se è vero che lo smart working ha rivoluzionato il modo di pensare al lavoro, è vero anche che molti non hanno la possibilità di farlo o semplicemente non vogliono.
Dunque, per chi continua a doversi spostare ci sono sia costi ingenti dal punto di vista monetario che di tempo. Molti dipendenti di conseguenza beneficerebbero sia mentalmente che economicamente da dei finanziamenti aziendali erogati tramite il welfare aziendale che li sostengano nel percorso casa lavoro.
Tragitto casa lavoro: bonus trasporti pubblici
A tutti quei dipendenti che utilizzato quotidianamente i mezzi pubblici per recarsi a lavoro è possibile offrire un rimborso spese di viaggio incluso nel welfare aziendale. In caso non si voglia inserire nel welfare aziendale, per il dipendente è comunque possibile detrarre il costo dell’abbonamento ai mezzi inserendolo nella dichiarazione dei redditi. In questo caso il tetto massimo di deducibilità è 250€.
Ogni tipo di abbonamento è rimborsabile, da quello per la mobilità cittadina o locale a quella regionale e interregionale. Da notare che ad oggi gli abbonamenti dei mezzi di trasporto non devono essere usati esclusivamente per la tratta casa lavoro. Inoltre, dal 2018 l’esenzione vale anche per gli abbonamenti erogati a nome di tutte le persone fiscalmente a carico del dipendente.
Buoni acquisto o buoni benzina
I buoni benzina e i buoni regalo universali sono considerabili fringe benefit e perciò non costituiscono reddito da lavoro dipendente fino al tetto massimo di 258,23€ all’anno per lavoratore. Con i buoni benzina si potrà acquistare solo carburante, mentre con i buoni acquisto la spendibilità è maggiore. Sta al datore di lavoro capire quale soluzione permette di rispondere meglio alle necessità del dipendente.
Mobilità condivisa: car pooling e car sharing aziendale
Oltre al welfare aziendale che, come abbiamo visto ha molti vantaggi fiscali, esistono altre possibilità per incentivare la mobilità sostenibile e migliorare il work life balance dei dipendenti. Tra questi il car pooling e il car sharing aziendale.
Se nel car sharing, che può essere anche declinato in bike sharing, il mezzo non è di proprietà del dipendente (potrebbe essere dell’azienda o della società che si occupa dello sharing), nel car pooling il mezzo è di proprietà o è noleggiato dal dipendente stesso.
Le aziende per incentivare la mobilità condivisa tra i dipendenti possono mettere a disposizione delle piattaforme o delle app che facilitano la comunicazione e la prenotazione dei viaggi.