Flexible benefit o fringe benefit? Guida ai benefit welfare

Welfare aziendale come funziona tra flexible benefit e fringe benefit: differenze, normativa, tassazione

flexible benefit

Il welfare aziendale ha un ruolo centrale nel mondo del lavoro. I cambiamenti della società, la pandemia insieme all’inevitabile processo di digitalizzazione hanno cambiato il modo in cui le persone lavorano e pensano al lavoro. I benefit welfare rispondono meglio di altre soluzioni alle necessità dei lavoratori. Dal lato aziendale, l’introduzione di sgravi fiscali sui fringe e flexible benefit ha permesso una sempre maggiore adesione.

Il risultato è un nuovo genere di relazioni tra dipendenti e azienda che non si basa sullo scontro ma sulla collaborazione reciproca. Molte imprese si sono rese conto che migliorare il loro work-life balance permette un aumento della produttività e diminuisce il turnover.

Ma quali differenze ci sono tra flexible benefit e fringe benefit? Il welfare aziendale tanto importante quanto complesso. La natura fiscale e giuridica dei benefit diversificata a seconda dei beni e servizi erogati. Per tale motivo questo articolo sarà una guida per districarsi tra le varie normative di riferimento.

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Indice

Benefit aziendali welfare cosa sono

Con benefit welfare si intende tutto l’insieme di beni e servizi che un’azienda eroga ai propri dipendenti senza distinzione riguardante la normativa o le agevolazioni fiscali. Questi bonus welfare affiancano il reddito base e spaziano dal computer aziendale, alla polizza integrativa, ai buoni pasto, ai buoni acquisto fino al rimborso spese per asili nido o mezzi pubblici.

Erogare benefit welfare aziendali ai dipendenti: i vantaggi per l’azienda

Tralasciando per un momento i vantaggi fiscali una domanda sorge spontanea: perché, come datore di lavoro, dovrei erogare ai miei dipendenti dei servizi welfare aziendale?

I vantaggi del welfare in azienda sono molteplici:

  • Aumenta la produttività e il profitto;
  • Riduce i costi del personale: meno assenteismo e turnover;
  • Aumenta la brand reputation e l’employer branding;
  • Attira i migliori talenti.

Differenza tra fringe benefit e flexible benefit

Come accennavamo, però, le agevolazioni fiscali non sono le stesse per tutti i tipi di benefit aziendali. Sia aziende che lavoratori devono essere a conoscenza della loro natura giuridica e fiscale in modo da trarne maggiore vantaggio.

Le principali differenze possono essere trovate tra benefit che rientrano nei flexible benefit e benefit che rientrano nei fringe benefit. Nonostante entrambe le categorie godano di vantaggi fiscali ci sono delle differenze notevoli:

  • Fringe benefits aziendali: sono un contributo aggiuntivo alla retribuzione standard del dipendente. Possono essere offerti anche solo a un dipendente o a un gruppo di dipendenti non omogeneo e, dal 2024 hanno una soglia massima di esenzione fino a 1.000,00 euro annui per i dipendenti e 2.000,00 euro annui per dipendenti con figli. Anche per il 2025 sono stati approvati dalla manovra di bilancio le stesse soglie.
  • Flexible benefit aziendali: si tratta, invece, di benefit che rientrano nella retribuzione complementare a quella standard. Devono essere erogati a tutti i dipendenti o a categorie omogenee di lavoratori e, in genere, sono previsti dal CCNL o da accordi sindacali. Per la loro natura di benefit per il welfare non sono tassati se non in casi particolari, pertanto, non hanno soglie di esenzione.

 

Queste due definizioni possono sembrare uguali ma giuridicamente e fiscalmente esiste una notevole differenza tra benefit aggiuntivi e benefit complementari. Prima tra tutti il fatto che i fringe benefit concorrono, se non entro delle soglie specifiche, alla formazione da reddito da lavoro dipendente; mentre i flexible benefits no. La normativa di riferimento in questo caso è il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

Vediamo nel dettaglio la normativa e cosa rientra nel flexible e cosa nei fringe benefit.

Fringe benefit: tassazione e normativa

I fringe benefit sono beni e servizi accessori, aggiuntivi. Questo esonera le aziende dall’erogare tali benefit obbligatoriamente a tutta la forza lavoro. Sono dunque dei benefici inseriti volontariamente dall’azienda nel contratto di lavoro individuale di ogni lavoratore.

Tra i fringe benefit più famosi (e anche più richiesti) troviamo i buoni acquisto, l’auto aziendale, i buoni carburante, il cellulare aziendale, i buoni spesa e immobili in locazione.

Tassazione fringe benefit: inizialmente la soglia per l’esenzione non doveva superare gli 258,23 euro, ovvero le vecchie 100 mila lire. Questo nonostante siano considerabili reddito da lavoro dipendente.

Sia nel 2020 che nel 2021 la suddetta soglia era stata raddoppiata, salendo a 516,46 euro. Nel 2022 inizialmente era tornata a 258,23 euro, poi, con il Decreto Aiuti-quater è stato portato a 3.000 euro. Nel 2023 la soglia è tornata a 258,23 euro, anche se per i lavoratori con figli a carico è rimasta la soglia dei 3.000 euro. Infine, nel 2024, confermata anche per il 2025, la soglia è stata stabilita a 1.000 euro per i dipendenti senza figli e a 2.000 euro per i dipendenti con figli.

Flexible benefit: tassazione e normativa

Flexible benefits cosa sono: i flexible benefits sono servizi complementari al reddito standard e come tali devono obbligatoriamente essere erogati a tutti i dipendenti (o almeno a categorie omogenee di lavoratori). In questo caso la loro regolamentazione è stabilita dai CCNL o da contrattazioni sindacali. Non sono dunque benefits individuali ma collettivi.

Per questi motivi non sono oggetto di tassazione e non rientrano nel reddito da lavoro dipendente. Per la maggior parte dei servizi e beni erogabili dunque vige totale detassazione e decontribuzione per il lavoratore a prescindere dall’importo distribuito. Per le aziende vige poi esenzione contributiva e piena deducibilità ai fini IRES. Tuttavia esistono delle eccezioni: alcuni beni e servizi hanno una soglia massima di esenzione.

Ricordiamo infine che oltre il limite dello 0,5% delle spese del personale, le spese di cui sotto sono indeducibili dal reddito di impresa, fatto salvo il risparmio contributivo.

Flexible benefit esempio senza limiti di esenzione

  • Rette asili nido e scuola materna;
  • Rette da scuola primaria ad università;
  • Spese scuola (mense, libri, gite, dopo scuola ecc)
  • Spese per campus estivi;
  • Spese per assistenza ad anziani e persone non autosufficienti;
  • Abbonamenti e biglietti per il trasporto pubblico;
  • Spese per viaggi, teatri, musei ecc;
  • Spese per corsi di formazione del lavoratore;
  • Abbonamenti e costi per palestre;
  • Costi per spese mediche.

Flexible benefits esempi con limiti di esenzione

  • Interessi su prestiti e mutui: 50% diff. Tra TUR e tasso applicato;
  • Assistenza sanitaria integrativa: € 3.615,20
  • Previdenza integrativa: € 5.164,27
  • Beni e servizi in natura: € 258,23

La categoria beni e servizi in natura compresa nei flexible benefit welfare aziendale prevede la stessa soglia applicata ai fringe benefit. Ciò perché in questi rientrano voucher buoni acquisto, buoni benzina ecc.

Benefit buoni pasto: fringe o flexible?

I benefit buoni pasto non sono considerabili né fringe benefit né flexible benefit ma hanno una loro specifica disciplina di esenzione. Ecco i limiti di esenzione dei ticket restaurant:

Buoni pasto cartacei: esenti fino a 4€ al giorno per dipendente.

Buoni pasto elettronici: esenti fino a 8€ al giorno per dipendente.

Inoltre, per le aziende vige l’IVA agevolata al 4% (per le P.IVA l’IVA resta al 10% ma con la possibilità di detrarre fino al 75% delle spese).