La figura del mobility manager era stata introdotta nel 1998 dal Decreto Ronchi. Si prevedeva che le aziende con più di 300 dipendenti dovessero dotarsene. Con il Decreto rilancio (DL 34/2020) si è ampliata l’obbligatorietà a tutte le aziende e PA che contano oltre 100 dipendenti. In realtà però non tutte le aziende che superano questa soglia sono costrette a nominare un manager della mobilità.
In questo articolo parleremo di cosa di occupa il mobility manager e le sue funzioni. Scopri quali imprese e pubbliche amministrazioni sono obbligate a nominarlo.
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Indice
Chi è l’addetto alla mobilità aziendale
Grazie agli Accordi di Kyoto del 1997 che prevedevano una riduzione dell’anidride carbonica ed altri agenti inquinanti, in Italia venne identificata una figura dedicata alla mobilità sostenibile. Il Mobility Manager in Italia nasce infatti nel 1998 e aveva la funzione di monitorare e definire piani per rendere le aree urbane meno inquinate dai trasporti.
Ad oggi però gli obiettivi e le funzioni del manager della mobilità sono cambiate. Infatti prima il focus era ridurre l’impatto ambientale della mobilità, aumentare l’efficienza degli spostamenti e l’ottimizzazione delle spese. Nel 2021, data la situazione sanitaria, gli obiettivi sono cambianti: si è data più importanza alla salute dei lavoratori e alla gestione dello smart working. Tutto ciò però non tralasciando gli aspetti di mobilità sostenibile che tutt’oggi sono chiave per la salvaguardia delle persone e del pianeta.
Mobility manager normativa aggiornata al 2021
Nel 2021 è stata aggiornata la mobility manager normativa. Infatti grazie al Decreto del 12 maggio 2021 sono state aggiornate le categorie di PA e imprese che devono nominare obbligatoriamente un responsabile della mobilità.
Prima della modifica solo le Pubbliche Amministrazioni con almeno 300 dipendenti e solo le imprese con 800 unità di personale che risiedevano in luoghi ad alto tasso di inquinamento atmosferico avevano l’obbligo.
Ad oggi la mobility manager normativa prevede che l’obbligo sia esteso a tutte quelle realtà, PA o meno, con almeno 100 dipendenti e che si trovano in:
- Comuni con oltre 50.000 abitanti;
- Capoluoghi di provincia;
- Capoluoghi di regione;
- Città metropolitane.
Per chi rientra in queste categorie, la legge prevede che entro il 31 Dicembre di ogni anno venga redatto il cosiddetto “Piano Spostamenti Casa Lavoro” e che questo venga supervisionato dal Mobility Manager.
Cos’è il piano spostamenti casa lavoro
Il Piano Spostamenti Casa Lavoro è un documento che serve per ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti in un’ottica di sostenibilità e sicurezza. Con il raccoglimento di dati e lo sviluppo di strategie mirate, il PSCL è uno strumento necessario per migliorare la qualità della vita del personale. Ciò soprattutto nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro.
Tra gli obiettivi di questo documento troviamo:
- La riduzione delle emissioni di CO2 e di altre sostanze inquinanti;
- L’ottimizzazione dei percorsi di ingresso e di uscita lavoro-casa e viceversa;
- Mantenere alti gli standard di sicurezza negli spostamenti anche per quanto riguarda le normative anti Covid-19;
- Migliorare il life-work balance dei dipendenti.
La scrittura, l’attuazione e la supervisione delle politiche implementate grazie dal Piano Spostamenti Casa Lavoro sono tutti compiti affidati all’addetto alla mobilità aziendale. In aggiunta a questa figura troviamo anche il Mobility manager d’area. Questo ruolo ha più una funzione di supporto e di coordinamento tra mobility manager aziendali.
Le funzioni del Mobility Manager
Elenchiamo adesso le funzioni principali assegnate al mobility manager:
- Realizzazioni di piani per l’ottimizzazione della mobilità dei lavoratori tra cui il Piano Spostamenti Casa Lavoro;
- Redazione e adeguamento del Piano Spostamenti Casa Lavoro alle norme territoriali;
- Monitoraggio dei risultati una volta applicato il PSCL e redazione di eventuali aggiornamenti;
- Promozione di iniziative di informazione e di sensibilizzazione sui temi della mobilità sostenibile e della sicurezza;
- Attuazione di piani che incentivino la mobilità ciclo-pedonale e i trasporti pubblici;
Come si diventa manager della mobilità sostenibile
Per diventare Mobility Manager non c’è ancora una laurea, ma esistono vari corsi di specializzazione. Le conoscenze tecniche e teoriche necessarie per ricoprire questo ruolo sono ampie e specifiche. I temi di interesse accademico riguardano la green economy, la gestione della mobilità, normative sulla tutela dell’ambiente, diritto del lavoro, software gestionali, logistica, comunicazione e molto altro.
Al giorno d’oggi, dato l’aumento della richiesta di queste figure, molte università si stanno aggiornando fornendo master e corsi intensivi. Tra le lauree invece che più sono in linea con questo ruolo troviamo Ingegneria dei Trasporti e Gestionale.
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