I permessi di lavoro sono delle ore, previste dalla legge e in aggiunta ai giorni di ferie, in cui i dipendenti possono assentarsi dal luogo di lavoro per motivi specifici. I permessi non sono tutti uguali, esistono infatti i permessi retribuiti, quelli non retribuiti e quelli specifici in base ai CCNL.
Assentarsi in alcuni casi particolari è un diritto dei lavoratori che infatti apprezzano molto questa modalità di gestione del proprio tempo. Per questo motivo, i datori di lavoro che vogliono veramente sostenere la propria forza lavoro, possono inserire nel proprio piano welfare aziendale anche la possibilità di usufruire di ulteriori permessi. Facendo così la soddisfazione aumenterà, i dipendenti verranno fidelizzati e la produttività crescerà, creando una situazione win-win per tutte le parti in gioco.
Continua a leggere per scoprire tutte le tipologie di permessi di lavoro, come funzionano e come inserirli nel proprio piano di welfare aziendale.
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Indice
I nuovi servizi di welfare a sostegno dei lavoratori: permessi e congedi
Il welfare aziendale comprende vari benefit anche molto diversi tra loro: i più comuni sono il cellulare aziendale, il pc aziendale oppure l’auto in uso promiscuo. Nonostante questi benefit siano comunque molto apprezzati, ad oggi un piano di welfare ben progettato sembra dover rispondere a nuove necessità. Ad esempio il work-life balance e il benessere dei lavoratori.
Permessi retribuiti e non: perché inserirli nel piano di welfare aziendale
I benefici di implementare in azienda dei progetti di welfare mirati al work-life balance sono molti. Permessi di lavoro retribuiti aggiuntivi, soluzioni per la mobilità e per la pausa pranzo permettono alle aziende di:
- Motivare il personale;
- Migliorare il clima aziendale;
- Attrarre i talenti migliori;
- Ridurre l’assenteismo;
- Ridurre lo stress da lavoro correlato.
Sviluppare piani di welfare che rispecchiano le necessità dei dipendenti contribuisce al successo dell’azienda ed è un’ottima soluzione in materia di employer branding e talent retention. Questo perché i lavoratori valutano attentamente l’ambiente di lavoro di una potenziale offerta di lavoro oltre che le opportunità di crescita e il compenso.
Permessi lavorativi: come funzionano
I permessi lavorativi si riferiscono a delle ore o dei giorni che i dipendenti possono prendere liberamente per dei motivi specifici. Esistono due categorie principali di permessi:
- I permessi retribuiti;
- I permessi non retribuiti.
La differenza sta nel compenso del cumulo di ore utilizzate mensilmente dal lavoratore. Nel caso dei permessi retribuiti, l’assenza è comunque compensata. Mentre, nel caso dei permessi non retribuiti, il datore di lavoro non è obbligato a corrispondere nessuna indennità.
Permessi non retribuiti: quali sono
Le assenze retribuite sono dei periodi di tempo in cui il lavoratore può assentarsi per dei motivi precisi senza perdere la retribuzione giornaliera. Il datore di lavoro è obbligato a permettere ai lavoratori di usufruire dei permessi retribuiti, ma il periodo di fruizione del giorno di permesso deve essere concordato.
Permessi retribuiti: quali tipologie esistono?
Alcuni dei principali permessi retribuiti a cui ha diritto un lavoratore dipendente sono:
- ROL (riduzione orario di lavoro): questi permessi retribuiti sono la principale tipologia di permesso che viene maturata ogni mese secondo quanto dettato dal CCNL di riferimento. Il quantitativo di ore accumulate è dettato dalla qualifica e dell’anzianità di servizio.
- Ex festività: le festività soppresse sono dei permessi retribuiti che spettano ai dipendenti in occasione delle festività non più riconosciute. Il cumulo di ore complessivo in un anno è di 32 ore che si maturano ogni mese per 1/12 dell’ammontare annuo.
- Permesso per lutto o grave infermità: il permesso retribuito per lutto permette alle persone di usufruire di 3 giorni all’anno di assenza per motivi di lutto. Questo a patto che la persona deceduta sia un parente di primo o secondo grado. Inoltre il permesso deve essere utilizzato entro i 7 giorni dal decesso del parente. La stessa legge, cioè la n.53/2000, prevede l’estensione di questi anche per motivi di grave infermità, fisica o mentale, di parenti di primo e secondo grado oltre che il coniuge.
- Permessi studio lavoratori: nel caso in cui il dipendente sia anche uno studente può usufruire di 150 ore all’anno per recarsi a sostenere un esame universitario. Il limite sale a 250 ore in caso il lavoratore ne abbia bisogno per finire la scuola dell’obbligo.
- Permesso per donazione sangue e midollo osseo: per coloro che sono donatori di sangue e di midollo, INPS prevede dei permessi retribuiti. Questo a patto che il sangue donato sia minimo 250gr e che l’operazione sia fatta in un centro autorizzato. Per la donazione del midollo basta avere la documentazione rilasciata dall’istituto medico che attesti la procedura effettuata.
- Congedo matrimoniale: a tutti i dipendenti appena spostati o che hanno celebrato un’unione civile sono riconosciuti 15 giorni effettivi non frazionabili di permessi retribuiti per godere del proprio viaggio di nozze.
- Permessi allattamento: alle madri in periodo di allattamento sono concessi dei piccoli permessi retribuiti in cui possono andare dal proprio figlio per prendersene cura. Di questi permessi può usufruirne anche il padre in caso la madre sia deceduta o inferma, non se ne avvalga, o se il figlio è affidato solo al padre.