Le motivazioni che portano alle dimissioni o ad un contratto di lavoro non rinnovato possono essere molte e complesse. Le aziende, sfruttando questo momento come un momento di ascolto, possono capire molto sulle proprie pratiche e sulle ragioni per cui un dipendente decide di andarsene. Per questo motivo è necessario introdurre nella strategia di gestione del personale della propria azienda l’exit interview, altrimenti chiamata colloquio di uscita.
Un’exit interview, se ben condotta, può far nascere spunti di riflessioni importanti interni all’impresa e motivare chi resta ad implementare best practices prima non note o marginalizzate. Il colloquio d’uscita può dunque essere un momento di coinvolgimento per captare informazioni e impressioni della persona che se ne sta andando.
In questo articolo vedremo cos’è, come funziona e tutti i vantaggi di eseguire un colloquio di uscita in azienda.
Indice
Exit interview cos’è e come funziona
Il colloquio di fine rapporto di lavoro, altrimenti detto exit interview, si tiene un tra un dipendente che sta lasciando il lavoro o a cui non è stato rinnovato il contratto e il team hr. Le direttive non prevedono una durata minima ma non si dovrebbero superare i 45 min/un’ora; inoltre si dovrebbero inserire nel colloquio almeno 5/6 domande pertinenti con le condizioni e con le motivazioni di uscita del candidato e dell’azienda.
In questa sede gli argomenti trattati devono vertere sulle motivazioni dell’abbandono del dipendente o delle motivazioni che hanno portato l’azienda a non rinnovargli il contratto. Dalle prospettive di carriera interna, al rapporto con i manager, con i superiori e con gli altri colleghi, al salario: questi sono alcuni degli argomenti che tassativamente andrebbero toccati.
L’exit interview è dunque un allineamento azienda-dipendente che permette uno scambio reciproco di informazioni su eventuali problematiche (ma non solo) emerse durante la permanenza del lavoratore in azienda.
Colloqui d’uscita a cosa servono?
Attraverso un colloquio d’uscita le risorse umane possono scoprire nuovi insight e alcune prospettive diverse sull’azienda. Dato che il dipendente che se ne sta andando non dovrà più intrattenere alcun rapporto di lavoro con i suoi ex colleghi e con i suoi ex dirigenti, potrà far emergere degli spunti disinteressati sul clima aziendale e sui metodi di lavoro.
Un buon team hr deve, in caso di dimissioni, ascoltare attentamente le sue motivazioni. Anche se spesso questa scelta è di carattere personale, a volte ha a che fare direttamente con l’azienda e con alcune mancanze dei suoi dipendenti. Grazie alle exit interview si possono scoprire:
- Mancanze nel processo di onboarding;
- Assenza o lacune nei percorsi di carriera interna;
- Mancanza di formazione adeguata;
- Comportamenti scorretti da parte dei manager o dei loro team;
- Scarsa competitività dei salari offerti.
In caso sia l’azienda che ha deciso di licenziare una particolare risorsa è bene prima di tutto fornire le informazioni necessarie sulle motivazioni che hanno portato a quella scelta. Secondariamente è comunque buona pratica fare tesoro delle informazioni che il dipendente appena licenziato ha da dare sull’azienda e sul suo clima.
I vantaggi di implementare l’exit interview nella tua strategia di gestione del personale
Ecco tre vantaggi di implementare un’exit interview nella strategia di gestione del personale:
- L’azienda avrà maggiore consapevolezza delle sue dinamiche interne, delle relazioni tra dirigenti, manager e dipendenti e del suo clima aziendale. Attraverso queste conoscenze si potranno implementare in azienda nuove best practices e trovare i punti deboli.
- Migliorare la propria politica di employer branding. Un colloquio d’uscita realizzato correttamente consentirà al dipendente di uscire dall’azienda sentendosi comunque parte di una comunità.
- Riduce sul lungo termine il turnover proprio perché va a studiare i feedback dei lavoratori.
Exit interview report: tutto ciò da sapere per prepararlo al meglio
Per preparare al meglio un colloquio di uscita e per scrivere successivamente il report da consegnare ai dirigenti è importante tenere a mente alcuni consigli, primo tra tutti quello di non scaricare un template ma di creare delle domande appositamente pensate sull’azienda e sul dipendente in questione.
Ci sono però alcuni temi da trattare necessariamente: processo di onboarding; relazioni con colleghi e manager; percorsi di carriera e formazione. Oltre a questi spunti sarebbe buon uso interrogare il lavoratore sui punti di forza e sulle debolezze dell’azienda.
Infine, per un buon colloquio di fine rapporto di lavoro bisogna che sia il reparto hr a porsi nella maniera giusta. Evitare di interrompere il lavoratore ed evitare di difendere arrogantemente l’azienda sono alcuni dei consigli per trarre vantaggio da un ultimo colloquio.