Welfare aziendale, in cosa consiste?

Parliamo di welfare aziendale, “complesso delle erogazioni e prestazioni che un’azienda riconosce ai propri dipendenti con lo scopo di migliorarne la vita privata e lavorativa” (Enciclopedia Treccani).

Principali novità sul welfare

Quando si parla di Welfare si fa riferimento ad uno strumento strategico adottato all’interno delle imprese volto a migliorare il rapporto tra azienda e dipendenti. I benefici che ne derivano si riscontrano non solo a livello organizzativo ma anche retributivo. In concreto, per welfare aziendale 2020, si intendono tutte quelle prestazioni e servizi che vengono corrisposti ai dipendenti di un’azienda, caratterizzate dalla loro natura sociale e quindi meritevoli di agevolazioni fiscali.

Le principali novità in ambito di Welfare, introdotte inizialmente con la Legge di stabilità del 2016 e successivamente con quella del 2017 sono state:

  • il welfare contrattuale, che attesta la volontà del legislatore di promuovere il welfare aziendale nell’ambito di accordi tra azienda e lavoratori. Questa tipologia di welfare prevede agevolazioni fiscali e contributive (deducibilità integrale dei relativi costi), differenti da quelle previste per la contrattazione unilaterale del datore di lavoro.
  • il voucher, un documento di legittimazione che permette di usufruire delle prestazioni di welfare aziendale. Rappresenta un valore nominale che dà diritto a un solo bene, prestazione o servizio. L’unica eccezione al divieto di cumulo è la possibilità che il medesimo voucher possa rappresentare più beni e servizi. Se il valore totale degli stessi eccede la somma di 258,23 euro non sarà più soggetto all’esenzione fiscale e contributiva.

La detassazione

I dipendenti che scelgono di convertire i premi di risultato, soggetti ad imposta sostitutiva del 10%, in benefits (erogazioni caratterizzate per la loro natura sociale), sono esentati da tassazione. Tali benefits consistono in erogazioni di beni e servizi messi a disposizione per la totalità o per categorie omogenee di dipendenti a discrezione del datore di lavoro. Inoltre, anche per i datori di lavoro, sono totalmente deducibili i costi relativi ai benefits frutto di contrattazione.

Un esempio pratico è la scelta, da parte del lavoratore, di sostituire il premio con il benefit dei buoni pasto. In tal caso potrà fruire di una totale esenzione dei buoni pasto fino a 7 euro giornalieri in sostituzione della tassazione agevolata del 10%.

Cos’ha modificato la nuova normativa?

Con la Legge di stabilità 2016 sono stati rivisti i contenuti della lettera f comma 2 art. 51 del TUIR ed è stata introdotta la lettera f-ter. La novità principale consiste nella possibilità del riconoscimento di agevolazioni per il dipendente sorte grazie ad accordi di tipo contrattuale o sindacale che, in precedenza, erano a discrezione esclusiva del datore di lavoro.

A seguito dell’introduzione del welfare “contrattato”, rimane pur sempre la possibilità per l’azienda di procedere con iniziative di tipo unilaterale non contrattate.

La lettera f-ter indica che non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente le prestazioni o le somme concesse per usufruire dei servizi di assistenza ai famigliari anziani e non autosufficienti, erogate ai dipendenti dal datore di lavoro.

Il welfare organizzativo

Negli ultimi anni si è sviluppata un’innovativa tipologia di welfare organizzativo. L’obiettivo prospettato con l’introduzione della lettera f-ter è la realizzazione di una conciliazione dei tempi tra vita privata-lavoro, con una particolare attenzione verso le lavoratrici donne che spesso sono costrette ad abbandonare la propria carriera per dedicare più tempo alla gestione della propria famiglia.

Ci si dirige quindi verso un welfare aziendale orientato al benessere dei lavoratori non solo in ambito lavorativo ma anche extra lavorativo. In questa prospettiva emergono i bisogni collegati alle esigenze di cura parentale e assistenza agli anziani. Per risolvere il problema sono state introdotte nuove forme di organizzazione del lavoro come lo smart working, il lavoro da casa o da remoto. Nonostante la mancanza di una normativa che regoli il lavoro agile, questo sistema organizzativo è stato recentemente adottato da numerose aziende multinazionali che lo hanno valutato come modello innovativo orientato ad aumentare la produttività dei propri dipendenti.

I BENEFICI ECONOMICI E FISCALI DI UN PIANO WELFARE:

Perché il welfare conviene ad azienda e dipendenti?
Confronto tra l’erogazione di 1.000 € cash e 1.000 € in servizi welfare: 360€ di risparmio per l’azienda

  1. A) Bonus senza piano welfare: erogazione di 000 € cash

1.000€ = Tasse e contributi dipendente (450€) + Netto per il dipendente (550€)  

  • Al dipendente viene fornito un bonus di 1000€ che rientra nella busta paga, di conseguenza viene tassato ed il netto da spendere si riduce a 550€
  • L’azienda invece ha un esborso di 1000€ seguito da ulteriori 360€ a seguito di tassazione
  1. B) Bonus con piano welfare: erogazione di 000 € in servizi welfare

1.000€ = Netto per il dipendente

  • Al dipendente viene fornito un bonus di 1000€ al di fuori della busta paga e che sarà presente sulla piattaforma welfare a lui dedicata senza alcuna tassazione.
  • L’azienda ha un esborso di soli 1000€, anch’esso senza tassazioni.

È chiaro come l’adozione di un piano di welfare aziendale convenga sia al datore di lavoro, che paga meno tasse, sia al lavoratore dipendente che vedrà il suo bonus netto aumentato.