
Le strategie e le iniziative di welfare aziendale volte a garantire il corretto equilibrio tra vita privata e vita lavorativa sono diventate sempre più importanti nel vasto mondo del lavoro. Il raggiungimento di un giusto equilibrio tra vita privata e lavorativa è una condizione necessaria sia per i lavoratori che per le aziende. Ecco i perché.
Welfare aziendale: la ricerca di equilibrio
Dopo l’approvazione dei 20 Pilastri dei Diritti Sociali europei, avvenuta nel 2017, tra i diversi diritti sociali fondamentali è da considerarsi anche il cosiddetto work-life balance. Ossia, l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
Il tempo è una ricchezza che tutti noi possediamo, forse la più importante poiché è unica. Riuscire a sviluppare un sistema lavorativo che permetta di distribuire in maniera equa il tempo impiegato per svolgere le proprie attività lavorative e per dedicarsi ad attività di mero interesse personale, è sempre più importante.
Infatti, il raggiungimento di un corretto equilibrio tra vita privata e vita lavorativa permette ai lavoratori di avere un miglior stato di benessere sia fisico che mentale, rendendo loro più motivati, attivi e coinvolti.
In questo contesto si inserisce l’intero sistema di Welfare Aziendale: uno strumento che permette di raggiungere tale equilibrio migliorando la flessibilità aziendale e così la produttività dei lavoratori. Anche ora che l’azienda non è fisicamente presente per via dello Smart Working.
Welfare aziendale: un equilibrio, tante esigenze
Ogni lavoratore ha diverse esigenze a seconda del periodo della propria vita privata, degli obiettivi, dei valori e soprattutto in relazione alla sua situazione famigliare. Ad esempio, un lavoratore che ha dei figli ha sicuramente più necessità di avere a disposizione un determinato lasso di tempo libero di quanto non ne necessiti un lavoratore alle prime armi o senza figli, proprio perché il tempo per la vita privata viene dedicato ai propri figli.
Tuttavia, per quanto le esigenza di ciascun lavoratore siano diverse, non è possibile differenziare le strategie di gestione lavorative. Occorre utilizzare lo stesso approccio in maniera univoca. Per queste ragioni, i fattori principali che concorrono alla realizzazione di un corretto work-life balance sono le tecnologie a disposizione per svolgere il proprio lavoro e le politiche di welfare aziendale.
Il 2020 ha segnato una diffusione forzata delle dinamiche di smart working, con un’imponente adozione delle aziende di soluzioni tecnologiche per mantenere invariata la produttività e per non fermarsi. Lo smart working quindi per quanto possa essere a primo acchito una realtà lavorativa più flessibile, concorre ugualmente a minare il benessere dei propri lavoratori.
Infatti, il limite fisico tra ambiente lavorativo e ambiente privato si è annullato e il rischio di sovrapporre tra loro le due dimensioni è sicuramente un problema per molti, con evidenti ripercussioni sul benessere mentale degli individui.
Welfare aziendale: il ruolo della tecnologia
Lo smart working è l’esempio più lampante e tangibile di come la tecnologia influisca nettamente sulle dinamiche lavorative, a tal punto da ridefinire gli spazi fisici in cui uno lavora, le situazioni in cui lavorare e le opportunità per lavorare.
Tutta la rete di strumenti e tecnologie digitali concorrono ad amplificare la sensazione di poter essere sempre reperibili o a stretto contatto con situazioni collegate al proprio lavoro. Basti pensare al fatto che molti lavoratori possiedo uno smartphone per uso personale e uno per il lavoro, aumentando le possibilità di svolgere un’attività lavorativa pur non essendo fisicamente presenti sul posto di lavoro o all’interno dell’orario lavorativo.
Welfare aziendale: ruolo nel work life balance
Se la tecnologia contribuisce a migliorare, cambiare e innovare le dinamiche lavorative, con i relativi benefici e conseguenze negative, il welfare è la leva da attivare per garantire un corretto funzionamento di tutte le risorse a disposizione.
Una corretta politica di welfare aziendale permette ai lavoratori di cogliere quello che può essere definito un work life balance positivo: quando il lavoratore è soddisfatto della propria vita, ritenendo di impiegare il giusto tempo e le giuste motivazioni per lavorare tanto quanto per trascorre del tempo per interessi propri. In poche parole: perseguire i proprio obiettivi con serenità e concentrazione.
D’altra parte un work life balance negativo è ravvisabile laddove un lavoratore ritenga di essere in grado di riuscire a perseguire i propri obiettivi personali o lavorativi poiché il tempo che dedica a una delle due sfere (lavorativa e privata) è eccessivo. Le conseguenze sono chiaramente dannose sia per il lavoratore che per le aziende: sarà frustrato, insoddisfatto e poco coinvolto con ripercussioni sulla propria produttività.
Proprio per queste motivazioni il welfare aziendale è necessario e non è una velleità: aumenta la produttiva, combattendo lo stress e la frustrazione del lavoratore. Ecco quindi che flessibilità e dinamismo sono criteri essenziali, ma ancora più importante è l’approccio: porre al centro delle proprie attività non solo il business ma anche le necessità dei dipendenti, in quanto risorse indispensabili per raggiungere gli obiettivi.