Ultime novità sui fringe benefit: il sistema di agevolazioni fiscali e incentivi del welfare aziendale che alimenta il processo di ripresa economica
Cosa sono i Fringe Benefit:
Si considerano fringe benefit quei beni o servizi, concessi ad un lavoratore direttamente dal proprio datore di lavoro, che si aggiungono alla retribuzione concordata. Vengono considerati benefici in natura, il cui fine è quello di supportare determinate spese dei lavoratori o di proporre soluzioni o prestazioni che, in caso contrario, i lavoratori stessi non riuscirebbero a permettersi, alimentando parallelamente la produttività e il tasso di occupazione di un’azienda.
L’art.50 comma 1 del TUIR considera come reddito da lavoro dipendente qualsiasi somma di qualsiasi valore in genere, percepita durante il periodo di imposta a qualsiasi titolo, anche come erogazione liberale, all’interno di un rapporto di lavoro. In virtù di ciò, i fringe benefits sono soggetti a tassazione, nonostante perseguano logiche fiscali proprie. Ad esempio, il loro valore deve essere applicato riflettendo quello mediamente attribuito dalla medesima azienda nelle cessioni al grossista, considerando l’ipotesi in cui l’azienda produca e venda ai dipendenti i fringe benefit (dell’art.51, comma 1, del TUIR), escludendo sia le aziende che commercializzano beni al dettaglio sia le aziende che erogano solamente servizi sia i semplici distributori.
Se il valore del fringe benefit supera la soglia di 512,46€ è soggetto alla tassazione delle aliquote IRPEF, in relazione agli scaglioni di reddito a cui appartiene un lavoratore dipendente. Occorre prestare attenzione, però, perché qualora l’ammontare annuo del fringe benefit superi la soglia consentita, tutto l’importo concorrerebbe a generare il reddito imponibile.
Tra i diversi benefit aziendali in questione rientrano i buoni pasto, i buoni regalo (come i buoni regali Amazon) le carte carburante, la concessione sia di auto aziendali sia di cellulare aziendale, la regalistica aziendale di Natale, il portatile. Appartengono all’intero piano di welfare aziendale, con cui le imprese riconoscono ai propri lavoratori strumenti utili al loro benessere sia economico che psico-fisico, oltre ad essere premiante dal punto di vista fiscale in quanto gode di un’importante rete di agevolazioni.
Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha proibito nel 2018 che venisse utilizzata la fiscalità agevolata, laddove un lavoratore dipendente si avvalga contemporaneamente di fringe benefit e di buoni per l’acquisto di beni per un valore complessivo superiore a 516,46€, nonostante, secondo il TUIR, il valore dei beni ceduti o dei servizi prestati, che non eccede tale soglia, non concorra a generare reddito.
Le novità sui Fringe benefits 2020:
A seguito dell’introduzione del Decreto n.108 dell’8 Agosto 2020, al welfare aziendale è stato attribuito un ruolo fondamentale a supporto della ripresa economica. Infatti, tramite questi strumenti l’azienda concentra i propri sforzi nella specifica direzione della soddisfazione dei bisogni dei propri lavoratori. In questo senso, il welfare aziendale può essere considerato come un sistema retributivo composto da benefit non tassati dedicati ai lavoratori, pertanto in grado di dare nuova linfa e nuovi stimoli all’economia. Secondo una recente analisi del Welfare Index Pmi ¹, le aziende più strutturate e più attive dal lato del welfare aziendale, sono state in grado di reagire prontamente e in maniera più efficace.
Le novità fringe benefit 2020 sono relative al solo periodo d’imposta del 2020, poiché assumo una natura temporanea in quanto si attende la Legge di Bilancio 2021, da cui dovrebbero seguire diverse riforme sull’IRPEF. Infatti, vengono calcolati assieme al reddito lordo e tassati in relazione ad una determina soglia imponibile, al di sotto della quale sono da considerarsi esentasse. Dopo il DL Agosto 2020, tale soglia è stata raddoppiata: da 258,35€ a 512,46€.
Come si usano i fringe benefit: l’esempio delle auto aziendale
Tra i benefit utilizzati maggiormente rientra quello relativo alla concessione dell’auto aziendale, definita propriamente ad uso promiscuo. Tale concessione abilita il lavoratore all’utilizzo dell’auto aziendale sia per fini lavorativi che personali. In quanto fringe benefit, concorre a determinare il reddito percepito da un lavoratore, nei confronti del quale è prevista una determinata tassazione deducibile in base al 30% del costo da sostenere per percorrere 15 chilometri con il veicolo ad esso attribuito, nell’arco di un anno.
Tuttavia, è una soluzione che porta svariati benefici. Ai lavoratori è concessa la possibilità di disporre di un veicolo senza dover elargire alcuna somma di denaro né per la sua acquisizione né per la sua gestione (relativamente alla sua manutenzione, al bollo dell’auto, all’assicurazione ecc).
Il datore di lavoro, invece, ha la possibilità di ottenere agevolazioni rilevanti a fronte delle spese sopracitate. Nel caso specifico dell’aziende, i vantaggi sono:
- deduzione dell’Ires pari al 70% per l’acquisto e la gestione del veicolo, se il dipendete a cui è attribuita l’auto aziendale ne detiene il possesso per la maggior parte del periodo di imposta.
- nel caso in cui l’auto azienda sia concessa solo per uso personale, la deduzione deve essere calcolata attraverso le tabelle Aci sulla base della percorrenza di 15 chilometri, con una riduzione massima possibile del 100%.
¹ “Welfare aziendale, una leva strategica per affrontare l’emergenza e per la ripresa sostenibile del paese”, in Welfare Index Pmi, 22/09/2020, https://www.welfareindexpmi.it/news/welfare-aziendale-una-leva-strategica-per-affrontare-lemergenza-e-per-la-ripresa-sostenibile-del-paese/