Tra buoni acquisto, buoni regalo e buoni spesa, il rischio di fare confusione esiste. Spesso se ne sente parlare nell’ambito del welfare, ma non solo.
I buoni, come sostitutivi del denaro, spendibili con varie modalità, sono nati come iniziativa di marketing e fin dagli albori hanno riscosso molto successo. Con il tempo sono stati utilizzati con diverse finalità e anche la legislazione si è adeguata per permettere un uso più favorevole ai datori di lavoro e ai dipendenti, oltre che ai liberi professionisti.
Che cosa sono i buoni acquisto?
I buoni acquisto, detti anche buoni spesa o buoni regalo, sono dei voucher cartacei o digitali che possono essere presentati al momento dell’acquisto in modo da sostituire il contante.
Oggi molti esercizi commerciali mettono a disposizione del pubblico i propri voucher, sotto forma di buoni regalo. Il cliente, anziché comprare un prodotto per fare un regalo, acquista un buono da donare, in modo tale che il ricevente possa scegliere il prodotto che preferisce e pagarlo tramite il voucher.
In modo analogo, le aziende hanno introdotto i buoni spesa per i loro dipendenti all’interno delle misure di welfare: ciò significa che il datore di lavoro quando desidera premiare il dipendente o in occasioni particolari come le festività può elargire dei buoni, che il dipendente potrà utilizzare acquistare i beni o servizi che gli interessano.
In questo caso, l’azienda anziché scegliere il buono acquisto di un unico esercizio commerciale può appoggiarsi a player specializzati nel welfare aziendale, i quali forniscono buoni utilizzabili in un’ampia gamma di servizi e negozi, fisici o online. Si tratta, infatti, di buoni multibrand che possono essere spesi presso tutti i partner convenzionati. Spese per lo shopping, per la spesa alimentare, per la benzina tanto quanto per l’acquisto di dispositivi elettronici, di libri oppure di servizi come assicurazioni o, ancora, per i viaggi, sono tutte possibili.
Proprio per la loro flessibilità tali voucher sono molto apprezzati dai dipendenti, che possono usufruire di una sorta di incremento al loro stipendio da spendere come meglio desiderano.
Oltre a tutto ciò, esiste un ulteriore ambito di applicazione per i buoni regalo, legato alle cosiddette partite IVA. Anche i liberi professionisti, infatti, possono usufruire di voucher da offrire ai loro clienti, collaboratori o fornitori, sebbene – in questo caso – tale pratica non rientri nel welfare quanto nella pubblicità.
Si tratta, appunto, di un omaggio che il libero professionista può acquistare tramite questi fornitori, sempre sotto forma di buono, e donare in occasioni speciali sfruttando sia la grande spendibilità sia il facile utilizzo.
Tuttavia, tra le due tipologie di buoni i vantaggi fiscali sono diversi, in quanto rientrano nelle spese di rappresentanza e non nel welfare aziendale.
Le normative fiscali per i buoni regalo
La normativa che regola l’uso dei buoni acquisto varia tra dipendenti e liberi professionisti. Per i dipendenti, i buoni acquisto rientrano nelle agevolazioni previste dal welfare aziendale: si tratta di benefici in natura che l’azienda può offrire ai suoi collaboratori per migliorare il benessere lavorativo e incrementare la motivazione. Questi buoni sono esenti da imposte fino a un determinato limite annuo, stabilito dalla legge.
Nel caso di welfare aziendale i vantaggi sono sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro:
- Per il datore di lavoro: Le spese sostenute per l’acquisto di buoni regalo destinati ai dipendenti sono interamente deducibili dal reddito d’impresa, in quanto considerate spese per prestazioni di lavoro dipendente, ai sensi dell’articolo 95 del TUIR.
- Per il dipendente: Il valore dei buoni regalo non concorre alla formazione del reddito imponibile del lavoratore, e quindi non è soggetto a tassazione, se l’importo complessivo dei benefit ricevuti nel periodo d’imposta non supera una certa cifra. Se tale soglia viene superata, l’intero valore dei benefit, e non solo la parte eccedente, diventa imponibile.
È importante notare che, per l’anno 2024, la soglia di esenzione per i fringe benefit, che in precedenza era di 258,23 euro è stata innalzata a 1.000 euro per tutti i dipendenti e a 2.000 euro per i dipendenti con figli fiscalmente a carico.
Per quanto riguarda i liberi professionisti, invece, il quadro normativo è diverso. I buoni acquisto che utilizzano come omaggi per clienti o collaboratori non rientrano nel welfare aziendale e non beneficiano di esenzioni fiscali. Per i professionisti, infatti, questi voucher sono trattati alla stregua di una spesa promozionale o pubblicitaria. In generale, tali costi possono essere deducibili, ma senza agevolazioni specifiche o esenzioni, e sono soggetti alle normali regole fiscali che disciplinano le spese di rappresentanza o i regali aziendali. Questo significa che il libero professionista dovrà fare attenzione a rispettare i limiti imposti dalla legge sulle spese di rappresentanza per evitare che vengano considerate indeducibili.
L’articolo 54, comma 5 del TUIR stabilisce che le spese di rappresentanza sono deducibili entro l’1% dei compensi percepiti nel periodo d’imposta: con la nuova legge di Bilancio, dal 2025 saranno deducibili solo le spese di rappresentanza pagate tramite mezzi tracciabili. A maggior ragione, alla luce di queste novità, l’utilizzo di piattaforme per i buoni acquisto si presenta come una interessante opportunità pubblicitaria.